Più del 70% del territorio sarà edificato. L’obiettivo deve essere limitare le nuove costruzioni, rinnovando l’ambiente grazie alla reinterpretazione di luoghi, come gli appartamenti sfitti.
Questo articolo è stato pubblicato nel secondo numero di Fly Zone, il giornalino di Nostra Dalmine
Una questione importante molto dibattuta oggi a Dalmine è il consumo di suolo. Con l’annuncio dell’amministrazione a Maggio 2017 dell’approvazione del progetto di edificazione della Porta Nord di Dalmine, ovvero l’area verde tra la rotonda dell’autostrada e Sforzatica, e di altri interventi previsti dal Piano di Governo del Territorio, una serie di documenti che regolano l’urbanistica, il 72% del nostro comune risulterà edificato. Il territorio rimanente si divide in: ambiti a valenza ambientale, agricola e paesaggistica (12,%); PLIS (10%); AT – stanze verdi di Mariano (5%).
72% Territorio edificato dopo Porta Nord
10% Parco del Brembo
18% Altro
Dopo un ventennio di cementificazione sregolata si è arrivati a una situazione di saturazione, in cui stanno diventando centrali i temi della città verde e del comune a cemento zero. Quest’ultimo è una delle realtà più interessanti che animano il dibattito sulla città sostenibile, proponendo coraggiose alternative alle attuali prassi di gestione del territorio. Come molti altri comuni, Dalmine segue il meccanismo deleterio che permette alle amministrazioni di finanziare i servizi ai cittadini con l’edilizia tramite la vendita di aree o edifici ai privati e gli oneri di urbanizzazione che sono una tassa da versare al comune per ottenere il permesso di costruire. Si tratta però di entrate una tantum e, per giunta, non vi è una vera e reale tutela del territorio.
Secondo noi, Dalmine può e deve cambiare rotta, seguendo l’esempio dei comuni virtuosi a cemento zero che hanno deciso di non occupare più un solo metro quadro di suolo libero con nuove colate. Questa battaglia dà un segnale importante: la città si riconosce consapevole che vivere in un pianeta limitato con risorse limitate deve comportare un uso intelligente delle sue risorse. Come esempio, possiamo portare Bergamo che ha deciso di incentivare la ristrutturazione, mediante una drastica riduzione dei costi degli oneri d’urbanizzazione per coloro i quali utilizzano nell’opera materiali bio-compatibili e di tecniche finalizzate al risparmio energetico. Si dà importanza a questi interventi perché, come dimostrano le stime più prudenti e più recenti, in Italia si parla di 2,5 milioni di alloggi vuoti con una crescita demografica tra le più basse d’Europa. L’obiettivo è pertanto limitare le nuove costruzioni, rinnovando l’ambiente grazie alla reinterpretazione di luoghi, come gli appartamenti sfitti.
L’intenzione di Nostra Dalmine è quella di seguire la volontà dei cittadini, che solitamente viene ignorata in favore delle più remunerative logiche speculative, perché il cemento non sarà bello, ma rende.
Giorgio Maggi e Anna De Amici
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